La personalità è il modo relativamente stabile che ognuno ha di rapportarsi con sé stessi e con gli altri.
La personalità si sviluppa e si esprime nelle relazioni. Ogni individuo si adatta con le proprie risorse all’ambiente in cui cresce.
La pesonalità è il prodotto dell’adattamento che favorisce o al contrario limita l’espressione di alcune tendenze innate.
La personalità serve per armonizzare l’esperienza con gli ambienti di vita e rappresenta la somma di tutti i modi di cui le persone dispongono per stare bene con sé e con gli altri.
I tratti temperamentali interagiscono con gli esempi che le altre persone ci offrono negli scambi relazionali che intratteniamo.
Impariamo modi di essere per lo più dalle figure importanti della nostra vita come genitori, insegnanti, amici, amori, rivali.
Nelle relazioni con queste persone sin da piccoli scopiramo i ruoli che abbiamo nelle situazioni più o meno importanti per noi. Con il ripetersi dei modi stabili in cui veniamo trattati e dei modi in cui trattiamo gli altri a nostra volta, questi diventano delle aspettative che noi proprioniamo nelle nuove relazioni.
Come delle credenze stabili che definiscono cosa aspettarci dagli altri e da noi stessi. Ripetiamo sulla base delle nostre esperienze i modi di stare con gli altri che meglio conosciamo, che ci sono familiari, sia nel bene che nel male.
Da ogni nuova esperienza con nuove persone possiamo imparare qualcosa di più su noi stessi e sugli altri ma qualche volta, a causa di ripetute esperienze negative possiamo diventare diffidenti.
La personalità può diventare una corazza e uno scudo per impedire agli altri di arrivare a farci soffrire.
Anche in questo senso la personalità può essere il frutto dell’adattamento anche se si tratta dell’adattamento ad esperienze negative con gli altri.
La personalità si riflette nel modo di stare con noi stessi, nel modo in cui assorbiamo le esperienze e gestiamo le nostre emozioni che derivano da queste esperienze.
La personalità si può irrigidire ed essere cusa di insoddisfacimento nelle relazioni interpersonali oltre che di insoddisfacimento personale.
Quando questo irrigidimento diventa diffuso e pervasivo, difficile da modificare e causa di disagio si parla di disturbi della personalità.
Tradizionalmente i disturbi di personalità vengono distinti in tre cluster nel DSM-IV-TR si parla di disurbi di personalità di cluster A, B e C. I disturbi di personalità di cluster A hanno in comune il modo di porsi nei confronti della realtà, caratterizzato da pensieri insoliti e bizzarri che impediscono un contatto con gli altri, spesso queste persone vivono in un mondo molto distante dall’esperienza degli altri che li porta a soffrire del loro isolamento e dell’incomprensione.
I disturbi di cluster B sono caratterizzati dalle risposte eccessive agli stimoli interpersonali, dallo scarso controllo delle proprie espressioni di sé, da una spiccata sensibilità e vulnerabilità alla presenza degli altri che porta ad agire comportamenti a volte eccessivamente egocentrici.
I disturbi di cluster C sono infine caratterizzati da personalità eccessivamente ansiose che sacrificano molte delle loro energie nel tentativo di proteggersi da angosce profonde, in modo rigido o eccessivamente spaventato o dipendente.
Queste classificazioni sono però solo delle linee che servono di orientamento ma non possono chiaramente descrivere l’infinita varietà di possibili personalità che solo con uno studio attento e approfondito caso per caso possono essere comprese.
Nella pratica clinica la comprensione della personalità è un processo abbastanza lungo e articolato.
L’espressione armonica delle potenzialità della nostra personalità è un percorso maturativo che dura tutta la vita.
E’ importante sottolineare che per svilupparsi la personalità ha bisogno di un ambiente relazionale favorevole e sensibile.