Venerdì 7 giugno 2019 abbiamo inviato Cesare Albasi all’Associazione Studi Relazionali per dialogare con lui sul ruolo dei sentimenti nello sviluppo della mente umana, nella psicopatologia e nei processi di cura.

Le ferite dell’amore, l’incapacità di amare, di essere amati o le distorsioni che possono avvenire nelle aspettative che abbiamo sui sentimenti occupano un ruolo centrale nello sviluppo umano. Malgrado ciò, la teorizzazione psicoanalitica ha privilegiato altri ambiti di interesse. In passato si guardava agli istinti, all’angoscia, alle fantasie ad essi correlati. Solo recentemente, con la svolta relazionale, le emozioni hanno preso il ruolo che spetta loro tra i sistemi motivazionali. Ma i sentimenti restano ancora poco studiati.

Partendo dalle ricerche basate sulla Grounded Theory Analysis di Roy Barsness, Cesare Albasi ha articolato un discorso molto originale sulla capacità di amare e sulle vicende che coinvolgono i sentimenti in psicoterapia.

È partito da una scomposizione analitica delle componenti elementari di una relazione amorosa, decostruendo alcuni concetti verso i quali la psicoanalisi ha tradizionalmente mostrato un atteggiamento carico di pregiudizio e tabù. Tra questi, il desiderare e l’essere desiderati, la seduzione, la suggestione, l’intensità della relazione, l’egoismo l’altruismo e la reciprocità, il confronto tra le diverse forme d’amore. Non è mancata una riflessione sui limiti dell’amore, la gelosia, la paura, la perdita, la prostituzione, la perversione dei sentimenti, il sadismo, il masochismo, l’idealizzazione.

 

L’Amore Psicoterapeutico è stato un concetto su cui abbiamo dialogato con il pubblico e tra di noi.

Abbiamo esplorato alcuni presupposti di ricerca che sostengono come i sentimenti,  e le aspettative riguardo ai sentimenti, giochino un ruolo tutt’altro che marginale nel processo di cambiamento terapeutico.

Mentre la capacità tecnica del terapeuta può essere modellizzata e insegnata, poco viene fatto negli istituti psicoanalitici per migliorare il range dei sentimenti che il terapeuta è capace di esperire, riconoscere e utilizzare nel processo clinico. Talvolta, specie in passato, lo psicoterapeuta era invitato ad assumere un atteggiamento quanto più possibile neutrale e distanziante verso il paziente, con gli inevitabili effetti patogeni che questo atteggiamento produceva. Più recentemente i sentimenti sono stati riconsiderati, ma in un’accezione monodirezionale e monopersonale, in cui la responsabilità e il turbamento legato ai sentimenti ricade solo sul paziente, che non dovrebbe aspettarsi null’altro che un atteggiamento benevolo dal terapeuta.

Le legittime aspettative di una reciprocità e di un coinvolgimento autentico del terapeuta vengono alla ribalta solo negli ultimi anni, incluso un rinnovato bisogno di ripensare e confrontarci sulle potenzialità e i rischi di un dialogo affettivo autentico, senza il quale però non sembra possibile un cambiamento strutturale che coinvolga elementi centrali dell’organizzazione affettiva e cognitiva degli individui.

In questo seminario abbiamo potuto condividere un’esplorazione di questi concetti, consapevoli del fatto che la psicoterapia va a toccare e modificare aree nucleari e intime della personalità umana.

 

 

Vogliamo ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti in questa piacevole serata e tutti i soci dell’Associazione Studi Relazionali che hanno contribuito al dialogo con stimolanti prospettive cliniche.

Un ultimo ringraziamento va al prof. Cesare Albasi per la sua capacità di rivelare e descrivere con rigore e onesta intellettuale tutti gli elementi del processo clinico, inclusi i sentimenti e la loro importanza quale fattore specifico di cura in psicoterapia.

D. Paradiso